24 ottobre 2010

Tuttocittà

Mi sto perdendo.

Attimi, anime, sostanze, parole, treni, strade, connessioni, capacità, fantasie, sogni (?), interessi, ricordi, abitudini, eccezioni, sfumature, principi, sorrisi.
Li sto perdendo.

E in cambio?
Un pachetto all inclusive, ansie-paure-paralisi a metà prezzo.

Rivoglio quell'essenza di granello di sale in un mare salato.
Salato, salato.

17 ottobre 2010

Non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo?

E il centro di tutte quelle argomentazioni, ieri, era il non classificare.

Non ricercare categoriche appartenenze, accontentarsi di contorni sfumati, astenersi dal vizio della definizione.

Perché il centro di tutta questa argomentazione, ormai, è il non è più tempo.

I minuti son passati, e con loro gli anni. Le menti sono ingrassate e con loro le esigenze. Chili e chili di necessità squisitamente accumulati su quei fianchi adolescenziali, fino a renderli irriconoscibili.

Non classificare perché non è più tempo.

"Ma soprattutto non ha senso. Non puoi più definire l'amicizia. Quella lista di diritti e doveri che eri in grado di soddisfare una volta, ora non regge più. Ti saltano agli occhi le mancanze degli altri, ma se poi ci pensi, tu fai lo stesso: le tue esigenze sono cambiate, non puoi più permetterti di non soddisfarle. C'è lo studio, il lavoro, la vita di coppia: non ti è sempre consentito di essere costantemente presente per gli altri come quando eri piccola ed era quella la tua priorità. E viceversa. Quindi non classificare e goditi ciò che ne viene. Stai con chi ti fa stare bene, senza riflettere troppo sul significato del vostro stare insieme..."
Eccole, tutte quelle argomentazioni di ieri.

Un forse è tutto quello che argomento, ormai.